Viviamo in un paese dove per avere un appuntamento medico in tempi corretti bisogna andare a "Fuori dal Coro", idem per liberare una casa occupata. Trieste non è diversa: per cercare di ottenere (in presenza di qualsivoglia problematica), l'attenzione degli organi preposti (visto che a nulla serve nemmeno protocollare formale richiesta comunale per avere udienza), si deve ricorrere a tutti i mezzi di comunicazione per poter rendere edotti i relativi assessorati dei disagi sociali ai quali tutti i cittadini normali devono fare i conti (strade dissestate, case occupate, pensioni e assegni sociali da fame, strutture sanitarie sull'orlo del colasso etc.). Partendo dal presupposto che questa classe politica dovrebbe avere occhi per vedere ciò che non funziona senza bisogno di nessuno, basterebbe uscire da Piazza Grande (detta anche Unità d'Italia) magari a braccetto Sindaco, Tognolli, De Candido e Lodi, fare un giretto turistico per le vie cittadine, magari spingendosi sino a quelle (ben note) periferie che ritornano alla loro memoria dove solo quando torna utile distribuire santini in vista delle elezioni, per vedere da soli, senza bisogno di alcun aiuto, quali interventi ci sarebbero da fare. Mentre il primo pensa all'Ovovia, il secondo al Politeama Rossetti, la terza alla pensione (sicuramente più alta rispetto a quella delle persone che avrebbe dovuto tutelare), le periferie triestine diventano sempre meno vivibili. Con simili quartetti, la stampa compiacente e la mancanza secolare di "bacchette magiche", si rischia di portare via (grazie agli agglomerati di Melara, dei Puffi e del Serpentone di Valmaura), in tempo da record i primati di criminalità e degrado di Catania (Librino), Milano (quarto Oggiano), Napoli (Forcella e Scampia). Ma la cosa più incredibile di tali personaggi è la manifesta "chiusura a riccio", persino al dialogo con quelle poche persone in cerca di possibili soluzioni. Preferiscono continuare a mentire (sapendo di mentire), con indicibile "faccia di bronzo" tramite tutti i canali possibili (social, TV, stampa) al popolo che (italiota) li ha votati.
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