INPS o meglio Istituto Nazionale Vessazione Sociale.
Mentre la Regione tace ed acconsente, l'INPS esclude i più fragili tra i poveri.
Fondato nel 1898 e dalla Repubblica assegnato anche a compiti assistenziali a sostegno degli strati più poveri (lavoratori e pensionati) della società. Non per niente i vertici nazionali, regionali e provinciali erano indicati dai sindacati dei lavoratori.
Negli ultimi anni, fatto salvo il triennio a guida Tridico, si è distinto in una generalizzata quanto capillare vessazione di quello che una volta veniva definito “proletariato” contraddicendo nei fatti la sua “mission” fondativa particolarmente sottolineata e rimarcata da diversi articoli della Costituzione della nostra Repubblica.
Spesso interpreta le stesse circolari applicative inviate dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e addirittura leggi dello Stato, ad uso e costumi propri, clamorose le difformità acclarate anche da sentenze della magistratura che hanno visto pure al Tribunale di Trieste l'Istituto soccombente, tanto le spese legali le pagano i cittadini tutti. Riuscendo a disapplicare in parte pure il REI, l'attuazione del Reddito/Pensione di Cittadinanza a danno ovviamente dei beneficiati.
Negli ultimissimi anni la sua attività assistenziale consiste soprattutto nel tagliare e ridurre senza informare del perchè e del per come i tantissimi interessati che ricevono proprio i sussidi più poveri e ben al di sotto di quanto fissato nella sentenza del 20 giugno 2020 dalla Corte Costituzionale in 780 euro netti mensili, oppure nell'importo “minimo vitale” fissato dal Codice Civile che non può essere oggetto di trattenuta alcuna (mille e cinquanta euro mensili).
I tagli improvvisi sia sugli importi dei ratei del Reddito di Cittadinanza, dell'attuale Assegno di Inclusione o sulla Pensione Sociale sono all'ordine del giorno e ad insaputa degli utenti che non ricevono spiegazione alcuna e sono messi così in grado di non conoscerne le ragioni anche per avviare fondata opposizione. E parliamo di importi di media inferiori ai 500 euro mensili con cui oggi una persona dovrebbe “vivere”.
Clamorosa la questione che pur essendo vincolato alle leggi applicative dell'Isee, che lo stesso Inps rilascia, e che riporta il reddito percepito due anni prima, e dall'obbligo di legge dall'escludere dal computo reddituale tutti gli eventuali aiuti economici percepiti dai cittadini ed erogati dagli enti pubblici (Regioni e soprattutto Comuni) a fini assistenziali, l'Inps non ne tiene assolutamente conto.
Ciò trasforma la qualità della vita degli strati più fragili e poveri della nostra comunità in un vero e proprio calvario come la miseria non bastasse. Clamoroso in Friuli Venezia Giulia il recentissimo caso dell'esclusione di molti tra i più fragili dei poveri dal recente beneficio dei 350 euro una tantum erogati dalla Regione, in particolare invalidi civili fruitori dell'assegno sociale.
L'Istituto conta sul fatto, ben testimoniato dall'avvocato americano John Grisham, nel suo libro (una storia vera) “L'uomo della pioggia”, e nell'omonimo film, che sono pochissimi i vessati che avranno conoscenza, voglia e mezzi di opporsi legalmente in Tribunale. Nel frattempo giocano sull'effetto tempo e si limitano a pagare a sentenza definitiva, di media dopo un anno, due.
Strana “mission” quella dell'Istituto Nazionale (previdenza) Vessazione Sociale.
Ovviamente politica, sindacati e “informazione” fanno spallucce e tacciono: i “poveri” mica sono le Assicurazioni Generali che diamine!
Circolo Miani - Maurizio Fogar